INTRAPRENDENZA
E SPERIMENTAZIONE
La mia intraprendenza mi ha portato ad eseguire lavori
importanti ed a risolvere problemi sul campo e nell’immediato non perché io
abbia studiato fascicoli e libri e teorie considerevoli di chissà quale genere
o mestiere ma solo perché ho sperimentato ed improvvisato “sulla mia pelle” e
sulle mie strumentazioni forme e condizioni sconosciute, legate più al cospetto
dell’oggetto e della materia piuttosto che alla lettura.
Ricordo di come sperimentavo con amici i primi
registratori a nastro Revox o Geloso a due tracce (i primi registratori stereo)
e di come poi siamo venuti a conoscenza che un sistema da noi adottato per la
registrazione multi traccia si chiamava SOUND ON SOUND.
Eravamo già in grado di poterlo usare e conoscevamo i
suoi pregi e difetti quando altri “colleghi” lo scoprirono. Anche se questo
sistema risale agli anni ’60 noi nel decennio successivo non avevamo la
possibilità di informazione che ora abbiamo grazie ad internet ed i libri in
materia erano così costosi e difficili da reperire che con quello che
disponevamo preferivamo comprarci strumenti ed impararli ad usarli a volte
grazie al manuale delle istruzioni!
In merito ricordo il primo registratore multi tracce a
cassette che comprai…
Portato a casa senza imballo ne istruzioni visto che
l’avevo acquistato usato provai subito ad accenderlo. Wow si accendeva e quella
meccanica mi sembrava così robusta e precisa con il punch-in e punch-out e
tutte le memorizzazioni che spinsi subito il tasto play. Ma la meccanica non
girava!!! Non succedeva niente! Mi allarmai e convinto di aver comprato con i
miei risparmi uno strumento rotto mi disperai. Poi il lampo di genio! Dovevo
inserirci la cassetta!!! Cosa che con i normali registratori a cassette non era
necessario per veder girare i motorini, solo il pulsante rec non si attivava.
Un sospiro di sollievo mi innondò e la gioia di poter
sperimentare tutti quei pulsanti nuovi non mi faceva dormire la notte.
Quindi per noi la sperimentazione era lo scopo del
lavoro e delle nostre giornate e scoprivamo giornalmente cose nuove come un
bimbo che per gioco parla inglese e poi scopre che è una lingua. Da bambini ci
divertivamo a creare band musicali senza strumenti. La batteria era realizzata
con fusti di detersivo ed i piatti con cerchi di cartone fissati su stecchi di
legno, le chitarre manici di scopa. Non ci serviva altro, suonavamo e basta
(per modo di dire). I primi veri strumenti vennero dopo, quando i nostri
genitori esausti dalle nostre richieste si decisero ad investire qualche
migliaia di lire su una chitarra usata o su dei fusti di legno per batteria. I
microfoni erano superfui…così io ho imparato a suonare, a capire se una
chitarra si poteva collegare ad un amplificatore che nella migliore delle
ipotesi era uno stereo di casa o una vecchia radio a valvole.
Le fender, gibson, Marshall ecc vennero dopo.
Ora in questo grande permissivismo e consumismo ed
offerte di mercato avviene l’esatto opposto. Come dice un mio amico: “ha
l’i-phone ma non sa nemmeno accenderlo!”
Credo indubbiamente che la tecnologia abbia fatto passi
da gigante ma non per questo se non si ha a disposizione il microfono “giusto”
si debba per forza mandare tutto all’aria. E che non ci sia bisogno per le
nuove generazioni che si affacciano all’audio o ad altri mestieri studiare
chissà quali parametri prima di mettere mano su una attrezzatura.
Credo siano importanti poche regole basilari su poi
studiare e costruire. Mio padre mi insegnò che i mestieri si imparano
osservando altri. Credo che le seguenti regole siano importanti:
1)
Talento e predisposizione
2)
Orecchio o “occhio”
3)
Adattarsi, flessibilità e sapere dare il
meglio con pochi mezzi
Ho così basato la mia
professione sapendo in principio le nozioni basilari e tutti i miei successi li
ho ottenuti usando in audio le mie orecchie ed il mio istinto.
Ogni situazione è fine a se stessa e se non riesci ad
essere flessibile al fine della giusta riuscita non otterrai nulla.
L’adeguamento è intelligenza ed introspezione e crescita. La rigidità ottusità
ed ignoranza.
Preferisco avere come musicista un fonico che intuisca
cosa intendo fare invece di un mega-tecnico
che in base all’ xy dei microfoni ed ai Db e la risposta in frequenza io
debba suonare in un altro modo. È lui che dovrebbe sapere cosa ricavare da un suono
e non io che devo produrre quello che a lui piacerebbe sentire. Se registri i
suoni della natura la natura non cambia in base al registratore che hai. Tu
devi conoscere il tuo registratore ed utilizzarlo al meglio.
Questo principio è molto valido per il live o per il
lavoro on the road e soprattutto per tutti quei concerti in cui Dio perdona i
musicisti perché non sanno quello che fanno…(se sei un fonico sappi che se si
sente male è sempre colpa tua, quindi adattati e fai si che tutto sia ok prima
di tapparti le orecchie).
Io
sono fonico, tecnico e regista di spettacoli, compositore e polistrumentista e
tutto se non fosse per la mia indiscussa pazienza e malleabilità non sarebbe
mai avvenuto. Roberto Iacomucci