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giovedì 7 febbraio 2013

INTRAPRENDENZA E SPERIMENTAZIONE


INTRAPRENDENZA E SPERIMENTAZIONE

La mia intraprendenza mi ha portato ad eseguire lavori importanti ed a risolvere problemi sul campo e nell’immediato non perché io abbia studiato fascicoli e libri e teorie considerevoli di chissà quale genere o mestiere ma solo perché ho sperimentato ed improvvisato “sulla mia pelle” e sulle mie strumentazioni forme e condizioni sconosciute, legate più al cospetto dell’oggetto e della materia piuttosto che alla lettura.
Ricordo di come sperimentavo con amici i primi registratori a nastro Revox o Geloso a due tracce (i primi registratori stereo) e di come poi siamo venuti a conoscenza che un sistema da noi adottato per la registrazione multi traccia si chiamava SOUND ON SOUND.
Eravamo già in grado di poterlo usare e conoscevamo i suoi pregi e difetti quando altri “colleghi” lo scoprirono. Anche se questo sistema risale agli anni ’60 noi nel decennio successivo non avevamo la possibilità di informazione che ora abbiamo grazie ad internet ed i libri in materia erano così costosi e difficili da reperire che con quello che disponevamo preferivamo comprarci strumenti ed impararli ad usarli a volte grazie al manuale delle istruzioni!
In merito ricordo il primo registratore multi tracce a cassette che comprai…
Portato a casa senza imballo ne istruzioni visto che l’avevo acquistato usato provai subito ad accenderlo. Wow si accendeva e quella meccanica mi sembrava così robusta e precisa con il punch-in e punch-out e tutte le memorizzazioni che spinsi subito il tasto play. Ma la meccanica non girava!!! Non succedeva niente! Mi allarmai e convinto di aver comprato con i miei risparmi uno strumento rotto mi disperai. Poi il lampo di genio! Dovevo inserirci la cassetta!!! Cosa che con i normali registratori a cassette non era necessario per veder girare i motorini, solo il pulsante rec non si attivava.
Un sospiro di sollievo mi innondò e la gioia di poter sperimentare tutti quei pulsanti nuovi non mi faceva dormire la notte.
Quindi per noi la sperimentazione era lo scopo del lavoro e delle nostre giornate e scoprivamo giornalmente cose nuove come un bimbo che per gioco parla inglese e poi scopre che è una lingua. Da bambini ci divertivamo a creare band musicali senza strumenti. La batteria era realizzata con fusti di detersivo ed i piatti con cerchi di cartone fissati su stecchi di legno, le chitarre manici di scopa. Non ci serviva altro, suonavamo e basta (per modo di dire). I primi veri strumenti vennero dopo, quando i nostri genitori esausti dalle nostre richieste si decisero ad investire qualche migliaia di lire su una chitarra usata o su dei fusti di legno per batteria. I microfoni erano superfui…così io ho imparato a suonare, a capire se una chitarra si poteva collegare ad un amplificatore che nella migliore delle ipotesi era uno stereo di casa o una vecchia radio a valvole.
Le fender, gibson, Marshall ecc vennero dopo.
Ora in questo grande permissivismo e consumismo ed offerte di mercato avviene l’esatto opposto. Come dice un mio amico: “ha l’i-phone ma non sa nemmeno accenderlo!”
Credo indubbiamente che la tecnologia abbia fatto passi da gigante ma non per questo se non si ha a disposizione il microfono “giusto” si debba per forza mandare tutto all’aria. E che non ci sia bisogno per le nuove generazioni che si affacciano all’audio o ad altri mestieri studiare chissà quali parametri prima di mettere mano su una attrezzatura.
Credo siano importanti poche regole basilari su poi studiare e costruire. Mio padre mi insegnò che i mestieri si imparano osservando altri. Credo che le seguenti regole siano importanti:
1)   Talento e predisposizione
2)   Orecchio o “occhio”
3)   Adattarsi, flessibilità e sapere dare il meglio con pochi mezzi  
Ho così basato la mia professione sapendo in principio le nozioni basilari e tutti i miei successi li ho ottenuti usando in audio le mie orecchie ed il mio istinto.
Ogni situazione è fine a se stessa e se non riesci ad essere flessibile al fine della giusta riuscita non otterrai nulla. L’adeguamento è intelligenza ed introspezione e crescita. La rigidità ottusità ed ignoranza.
Preferisco avere come musicista un fonico che intuisca cosa intendo fare invece di un mega-tecnico  che in base all’ xy dei microfoni ed ai Db e la risposta in frequenza io debba suonare in un altro modo. È lui che dovrebbe sapere cosa ricavare da un suono e non io che devo produrre quello che a lui piacerebbe sentire. Se registri i suoni della natura la natura non cambia in base al registratore che hai. Tu devi conoscere il tuo registratore ed utilizzarlo al meglio.
Questo principio è molto valido per il live o per il lavoro on the road e soprattutto per tutti quei concerti in cui Dio perdona i musicisti perché non sanno quello che fanno…(se sei un fonico sappi che se si sente male è sempre colpa tua, quindi adattati e fai si che tutto sia ok prima di tapparti le orecchie).
Io sono fonico, tecnico e regista di spettacoli, compositore e polistrumentista e tutto se non fosse per la mia indiscussa pazienza e malleabilità non sarebbe mai avvenuto.                                    
                                          Roberto Iacomucci