Pagine

Translate

mercoledì 26 settembre 2012

i mestieri nello spettacolo



                                                        I MESTIERI NELLO SPETTACOLO

Diverse sono le figure ed i mestieri inerenti allo spettacolo; dal regista all’attore dallo scenografo al macchinista, dal light-designer all’elettricista… tante sono le mansioni artistiche che ai fini di un unico scopo lavorano in sinergia per ottenere il massimo risultato rappresentativo di un idea e molteplici sono  le cose da sapere per realizzare un evento. Non credo che al fonico basti sapere dove posizionare dei diffusori  tralasciando tutto il resto. Deve conoscere lo spazio scenico, la copertura ottimale per l’audience,  la corrente disponibile ed in caso di appendimento almeno il disegno tecnico della prima americana luci per non ostacolare il lavoro altrui.
Per mia natura sono curioso ed è anche per questo che conosco ciò di cui parlerò, anche se la mia specializzazione in audio mi affascina e mi gratifica, realizzare un progetto luci, montato ed operativo mi da soddisfazione ed anche allestire un palco con quinte e scenografie fa di me un tecnico sostanzialmente  preparato; un ART-WORKER. Chiaramente scegliendo una professione specializzata maggiore sarà la preparazione quanto maggiore sarà lo studio e la pratica e comunque non si finisce mai di…imparare. Ma ciò che scrivo è frutto finora della mia esperienza ventennale e credo comunque di aver ben assimilato i concetti base.
Ma andiamo per ordine:
Pensiamo di dover realizzare uno spettacolo qualsiasi, in un teatro con attori e musicisti. Per il momento senza supporto video. Abbiamo già il cast recitativo e musicale fatto prove su prove, individuato  le musiche, studiato le parti a memoria ed a questo punto da un idea embrionale siamo arrivati come registi ad avere una parte concreta, viva, pulsante dell’immagine che volevamo rendere visibile.
Ora inizia il lavoro più complicato della messa in scena. Decidere le luci, le esigenze audio, le scenografie, la quintatura e se lo spazio scenico da occupare è proporzionato. Le entrate e le uscite di scena degli attori, i costumi e rivedere se l’insieme di cose rende fede alla nostra rappresentazione senza dover comunque rivedere parti del recitato.
Quindi tre figure indispensabili sono state svelate. L’AUTORE, IL REGISTA ED IL DIRETTORE DI SCENA. Ora indicheranno allo SCENOGRAFO ED AL MACCHINISTA quale visione hanno del loro spettacolo; se contiene scenografie fisse o mobili, di quale materiale, se sono previsti dei fondali, come realizzare il montaggio di quinte e tutto ciò che ha a che fare con la struttura “fisica” dello spettacolo.
Lo scenografo in base alle esigenze dello spettacolo (itinerante o no, pensato per grandi o piccoli teatri, riproducibile all’aperto, ecc) realizzerà il progetto degli oggetti occorrenti e costruirà i telai, pitturerà le tele come fossero dei quadri oppure farà stampare gigantografie e studierà insieme al macchinista le giuste strategie per montare e smontare in breve tempo il materiale di scena e che sia il più leggero possibile.
Ora si può pensare di procedere e confrontarsi con il LIGHT-DESIGNER e L’ILLUMINOTECNICO. Insieme si discuterà un progetto luci comprensivo di colori, tipi di fari, esigenze di posizionamento e consumi di corrente. Si decideranno poi dei cambi di luce e delle loro intensità. Il lavoro dell’elettricista in teatro o nello spettacolo in genere assume un importanza rilevante e suggestiva in quanto è colui (o sono coloro ) che danno tridimensionalità all’evento, a ciò che vediamo dalla nostra poltrona ed è quello che ci coinvolge maggiormente da un punto visivo.
LA LUCE in arte è una componente fondamentale.
Pensate alla pittura, alla fotografia o al cinema. Senza luce non ci sarebbe ne colore ne profondità.
Rimane ora da curare la FONICA. Per questo chiederemo  ai musicisti le loro esigenze confrontandole con le indicazioni del TECNICO AUDIO che si preoccuperà di amplificare tutte le voci recitative e corali, tutti gli strumenti musicali necessari, la scelta del giusto mixer, delle giuste casse acustiche di diffusione, degli apparati utili per la “messa in onda” di eventuali suoni o rumori previsti.
L’incontro con il COSTUMISTA conclude la serie di consulenze tecniche e d ora possiamo sbizzarrirci nel vestire i nostri attori.
Abbiamo un teatro a disposizione e dopo il montaggio di tutte le apparecchiature POSSIAMO INIZIARE LE PROVE GENERALI che si effettueranno assieme al macchinista, all’elettricista ed al fonico. Questa nuova partenza ci porterà a finalizzare l’insieme del nostro spettacolo, ripensare delle battute o verificare l’efficacia delle luci e dell’audio e così via.
Tutto ora e pronto e siamo pronti per il DEBUTTO.

il pubblico



                                   I LUOGHI DELLO SPETTACOLO- IL PUBBLICO

Dobbiamo pensare che lo spettacolo e le arti sono in funzione del pubblico. Non esiste opera edita o programmata che non sia stata vista o vissuta da un gruppo di persone, critici o giornalisti. Il successo di una piece teatrale, di un concerto, di un film, di una canzone o di un programma televisivo dipende da quante persone usufruiscono dell’ opera. A quanti di loro piace e del giudizio o come chiamato in questo periodo, del loro FEEDBACK, cioè della impressione dopo aver assistito alla rappresentazione.
Gli artisti e gli autori, anche se a volte non ammettono la loro apprensione sono fortemente influenzati da questo meccanismo. Anche se un opera d’arte può essere ideata soddisfacendo solamente la visione artistica dell’artista, senza pensare minimamente alla sua destinazione o collocazione, questa contiene un messaggio, un comunicato che deve essere distribito. Più forte della parola e di linguaggio internazionale, un quadro o un opera visiva o auditiva porta in se un carattere creato dalla capacità dell’artista ed un tema, un titolo.
Ogni opera che incontra un pubblico vede la luce, vive e diventa esperienza di colui o coloro che l’anno condivisa. Tutto ciò che rimane nel cassetto della scrivania o nella mente dell’artista non esiste. Potrebbe essere una rivelazione, qualcosa che sconvolge i confini, qualcosa di incredibile ma se non viene portata nella realtà non esiste. Rimane vittima dell’incapacità o della negligenza o addirittura screditata dal creatore ed inespressa.
Pensate ad un enorme successo: jingle bells.
Una canzone che tutto il mondo canta da decenni e viene imparata ai bambini sin dai primi anni di vita. Sembra un regalo di Dio. Sicuramente Dio ha regalato l’ispirazione e l’artista con il suo talento sviluppato il motivo. La sua divulgazione ha creato il successo.

i luoghi del pubblico



                                                   I LUOGHI DEL PUBBLICO
Il pubblico è fondamentale nella rappresentazione di un opera creativa ed artistica.
Parlando di TEATRO, i posti destinati al pubblico assumono anche una valenza sociale ed anche se pare scemata,  questa discriminazione è ancora in voga. Il teatro italiano ospita l’audience in platea di cui le prime file riservate alle autorità quasi a dimostrare che il circolo di appartenenza è simile. Come se fra assessore ed attore non ci siano sostanziali differenze, in bilico fra la sesta parete, qualcosa che ricorda la rivoluzione francese ed il re sole. Questi comunque sono i posti peggiori in un teatro dove sedersi!
Dalla prima fila in teatro notiamo tutta la costruzione della scena! Vediamo i riflettori appesi e la loro accecante luce, forse lo spazio fra una quinta e l’altra, gli attori dall’alto al basso…quando si cerca infatti di coprire la vista delle americane luci e delle scenografie che devono essere coperte dai “cieli” neri, un tecnico si siede in TERZA FILA e comunica ai macchinisti o colleghi la giusta altezza di copertura. Quello è il limite massimo. Se si coprisse tutto in modo che dalla prima fila non si notasse niente appeso rischieremmo di “chiudere” troppo la scena, i proiettori non avrebbero spazio sufficiente per essere puntati sulla scena e vedremo un cielo nero che non sarebbe più coperto dall’arlecchino principale o dalla mantovana.
IL POSTO MIGLIORE PER SEDERSI IN TEATRO ED AL CINEMA E’AL CENTRO DELLA PLATEA.
Infatti l’organizzatore che conosce come si lavora in teatro, invita le autorità al centro della platea, scavalcando i pregiudizi e facendo bella figura.
Altro posto curioso del teatro sono i primi due palchi laterali in primo ordine, adiacenti al proscenio denominati BARCACCIA. Anche questi riservati a sovrani e personalità sono luoghi dove la visione di uno spettacolo è fortemente compromessa, dal palco laterale sinistro vedremo solo il dietro le quinte destro e viceversa. Spesso ora vengono usati per allestire regie o comunque in modo tecnico.
Alzando lo sguardo dal palcoscenico abbiamo appunto diversi ordini di palchi, piccoli stanzini spesso non comunicanti, chiusi da una porta ed aperti chiaramente verso il palcoscenico ospitanti massimo tre o quattro persone. L’ultima fila in alto, denominata LOGGIONE ed anticamente costruita per il pubblico meno socialmente evoluto, non ha palchi. È un unico spazio aperto ove il pubblico deve seguire lo spettacolo adattandosi. Chiamata comunemente       QUARTO ORDINE anche se il teatro ne ha più di quattro.
Nelle CONFERENZE, dove spesso le persone partecipanti sono sia spettatori che relatori, non esiste una grossa gerarchia. Chiunque si siede ovunque nelle ampie platee o nelle file di sedie disposte nelle varie salette. Qui sembra piuttosto che si prediliga un aspetto scolastico dove i più intraprendenti e rampanti si siedono nelle prime file ed i più timidi nelle ultime. Unica differenza  è che non esistono disturbatori. Credo sia perché il pubblico è adulto, pagante e coinvolto nel lavoro.
Differente è invece la logica del CONCERTO ALL’APERTO. Dei gruppi rock, rap o pop agitatori di folle che in piedi danzando o scuotendosi creano confusione e caos.
Occasione per dimenticare per poco i propri ruoli e doveri catapultandosi in un orgia di potenza sonora e visiva sconvolgente e per niente costruttiva. Non tutti i concerti pop praticano questa devastazione. Dipende dal genere musicale.
Uno spettacolo dei Pink Floyd ti stupisce lasciandoti a bocca aperta per la sua incredibile forza coinvolgente, mentre un concerto dei MOTORHEAD porta sicuramente al movimento…
Ovunque ci sia pubblico c’è spettacolo, anche un fatto di cronaca crea audience, un libro, una pubblicità, INTERNET,  lo sport è spettacolo. Ed è qui che notiamo la forza delle idee, della creatività e della preparazione di uno sportivo. Quando dalla nostra sedia clicchiamo su “mi piace” ciò che in un sito web ci ha divertito, piaciuto, sorpreso. Quando viaggiamo per centinaia di chilometri pur di assistere ad un concerto o ad una rappresentazione teatrale o visitiamo un museo, una città.
Tutti siamo spettatori della vita e del lavoro altrui sia esso artistico, architettonico, concettuale o manuale. Turisti infaticabili e visitatori della curiosità e della cultura per la nostra continua sete di conoscenza  e voglia di divertirsi.

giovedì 20 settembre 2012

LA SCATOLA MAGICA

                                                     I LUOGHI DELLO SPETTACOLO – LA SCATOLA MAGICA

Mi piace chiamare scatola magica l’ambiente scenico di un teatro, cioè lo spazio costruttivo sopra il palcoscenico. Questa grande stanza adibita appositamente per ospitare rappresentazioni e spettacoli. Abbiamo notato che nei secoli lo spettacolo ha subito trasformazioni notevoli sia nella sua struttura ospitante che nella rappresentazione. Il concetto di teatro al chiuso ha sicuramente rafforzato l’esigenza di avere uno spazio attrezzato per ogni evenienza creando degli standard esecutivi ed utilizzando delle strutture fisse ma capaci di soddisfare qualsiasi esigenza tecnica. Quello che illustrerò è lo schema di un teatro sette-ottocentesco ma dotato di tutte le moderne necessità  indispensabili ad un montaggio odierno.
Sopra il palcoscenico di cui abbiamo già parlato abbiamo la cosa più indispensabile del  teatro: il soffitto di scena, chiamato GRATICCIA. Realizzato in traverse di legno e montanti, la graticcia occupa un posto di rilievo, in quanto ad esso vengono appese tramite corde e ROCCHETTI o tramite funi in acciaio pilotati manualmente od elettricamente da argani scenografie, quinte, luci, sipari, fondali schermi e proiettori.
Questo soffitto, la graticcia, nei teatri di rilievo ha un altezza notevole rispetto al palco, a volte può arrivare anche a trenta metri. Questo deriva da un esigenza scenografica. In passato ed in grandi opere rappresentative, le imponenti scenografie raffiguranti città, case o castelli, dovevano necessariamente uscire o rientrare in scena fra un atto e l’altro (cambio di scena). Fra i tempi e luoghi narrativi della commedia o dell’opera ed il modo migliore per il macchinista era di alzarle sino a che lo spettatore non le notasse più (a scomparsa) ed abbassarne altre. Anche per gli oggetti di scena che al punto preciso dovevano apparire averli precedentemente appesi e mantenerli nascosti significava e significa una giusta collocazione.
 Davanti a queste vengono posti altri stangoni orizzontali appesi ai quali legate delle stoffe nere che coprono a vista la scenografia o ciò che si preferisce nascondere (anche le luci) chiamati cieli. Senza la graticcia il teatro non sarebbe sicuramente il posto ideale dove realizzare spettacoli. Ai lati del palcoscenico, all’altezza di un metro circa da terra, troviamo murati nelle pareti delle assi rettangolari di ferro o acciaio che servono appunto a legare le corde che scendono dalla graticcia. Questi si chiamano MANTEGNI.
Ogni corda che serve alla scenografia e che scende NECESSARIAMENTE ai lati del palcoscenico viene legata ad un mantegno e la sua costituzione rettangolare ne garantisce la stabilità. La graticcia inoltre ospita nei suoi tagli (spazio fra una traversa e l’altra) anche la “quadratura” superiore del BOCCASCENA.
 Infatti abbiamo come prima cosa l’ARLECCHINO; primo drappo orizzontale solitamente fisso e parte storica del teatro. Insieme al sipario creano la prima cornice al palcoscenico, la prima inquadratura. L’arlecchino anticamente dipinto a mano rappresentava anche nei suoi colori, disegni, simboli e stemmi  l’appartenenza araldica del teatro, dei suoi proprietari o dello stato regnante.
Dietro l’arlecchino ed il sipario inizia il nostro lavoro, quello di tecnici dello spettacolo, artisti del legno del suono o delle luci, ARTWORKER dir si voglia. La prima parte mobile appesa è la mantovana; il primo cielo di stoffa nero adatto a coprire solitamente il primo stangone con appese luci di scena chiamata AMERICANA.
Da qua sarà un susseguirsi di americane (luci) cieli (coperture di stoffa nera)  scenografie e quinte.
Nei grandi teatri, davanti al palcoscenico abbiamo il GOLFO MISTICO, chiamato anche semplicemente buca d’orchestra. Sul palcoscenico in PROSCENIO (la zona davanti al sipario) troviamo una botola centrale con apertura rivolta al palco raggiungibile da sotto palcoscenico realizzata per il suggeritore. Lo spazio delimitato dal sipario aperto e dall’arlecchino si chiama BOCCASCENA.
I PALCOSCENICI ALL’ APERTO non sono così equipaggiati, essi sono spesso formati da una sola pedana rialzata ma tutto ciò sia di notevoli o modeste dimensioni che verrà su esso o accanto montato rispecchierà la modalità ed il concetto del teatro. Vedremo in seguito i vari mestieri e le esigenze che si hanno nell’allestire e creare uno spettacolo, dall’ elettricista al fonico, al macchinista.