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giovedì 22 agosto 2013

COME REALIZZARE UN PROPRIO C.D. MUSICALE



COME REALIZZARE UN PROPRIO C.D. MUSICALE

Proprio oggi ho incontrato un mio amico compositore, giovane alle prime armi con la burocrazia italiana in fatto di pubblicazioni audio ed entusiasta dei suoi brani con i quali vorrebbe completare il suo primo cd solista. Mi ha chiesto come poter fare per stampare, realizzare una copertina e chiaramente poter divulgare la sua musica.

La prima mia domanda è stata: ma hai già registrato i tuoi brani in uno studio? No, mi rispose ho solo delle tracce o delle basi realizzate con il mio piccolo computer…
La seconda domanda, tanto per capire…cosa vuoi farci con il tuo cd? – venderlo nei negozi che conosco o ai miei concerti. Fu la risposta.
Terza stupida domanda…ma sei iscritto alla S.I.A.E.? no, guardandomi con occhi sospettosi come se si immaginasse che io abbia pensato di rubare le sue canzoni!
Io non ho nessuna intenzione di impossessarmi del tuo materiale, se voglio della musica la compongo, gli risposi ma se tu hai questo presentimento, che qualcuno ascoltando la tua musica possa farla propria, innanzi tutto devi tutelarla! Iscriviti prima all’ente come compositore, deposita i tuoi brani e poi costruisci il tuo disco.
Come faccio? Mi chiese…Beh, dopo esserti iscritto pagando la relativa quota, deposita i brani con adeguato spartito, ove basta segnalare la melodia e l’accompagnamento tramite i moduli prestampati che trovi nelle sedi S.I.A.E.. Poi devi trovarti uno studio di registrazione e creare la registrazione multitraccia, il missaggio e l’editing. Cioè un prodotto dove le sonorità ti rispecchiano, gli arrangiamenti ti soddisfino ed il master finale suona come un disco vero di quelli che compreresti tu stesso in un negozio.
Tanti artisti adottano studi diversi per queste operazioni ma potresti anche trovarti bene in un unico studio, se trovi feeling con i tecnici…
Una volta che hai realizzato il master devi pensare alla copertina, al suo formato, alla grafica, le foto, i testi se vuoi includerli, le note…insomma tutto ciò che vuoi rappresentare visivamente. È un’altra operazione importante se pensi che molte persone acquistano dischi solo per la copertina!
Terza cosa, la più fisica ed industriale è stamparlo. Ci sono diverse ditte che fanno questo servizio, hanno bisogno delle prime due cose e cioè master audio, copertina realizzata in bianco/nero o quadricromia con le misure esatte per la stampa, (ti daranno loro una delma per questo) sapere se vuoi un digi-pack o una confezione standard e di una delibera S.I.A.E.
Senza quest’ultima non stampano niente, oltre ai bollini che devono appiccicare singolarmente al prodotto. A meno che non ti metti tu stesso a duplicarli uno per uno. Un po’ come una volta si realizzavano i demo-tape su nastro a cassetta ma ciò ti impedirà di poter vendere i tuoi dischi nei negozi specializzati, al massimo potrai venderne qualche copia sottobanco ai tuoi concerti e se poi realizzi il master da solo, senza conoscere le basi di registrazione e missaggio, dovrai “scusarti “ come si faceva negli anni ’80 con gli acquirenti dicendo che la qualità è scarsa! Alzate il volume del vostro stereo, oppure, attenuate i bassi e così via…
Chiunque spenda soldi per un prodotto esige che questo funzioni bene altrimenti dovrai regalarlo a chi ti viene ad ascoltare o agli amici, se non vuoi fare brutta figura.
A questo punto la sua domanda di rito. “ma quanto mi costa?”
Lo scoglio più importante per un musicista che si autoproduce.
Non saprei quantificare così su due piedi… ma quanti brani hai intenzione di incidere? “Otto”. Fu la risposta, “forse nove…”
Beh, nove brani da un amico che ha uno studio ti costeranno circa 4000 euro…( se è abbastanza bravo) conta che ci vuole del tempo. Poi la copertina…altri 3/400 euro da un grafico al quale tu dai tutte le indicazioni ed immagini, senza servizio fotografico o quant’altro. Solo per l’assemblaggio e poi c’è lo stampaggio. Di quante copie? 100 mi rispose. Cento costano come 500 gli dissi. Devi contare la  masterizzazione necessaria agli stampatori, poi un costo per ogni copia ed il costo per ogni bollino S.I.A.E., ma non conviene stamparne poche copie perché il costo più alto per lo stampaggio è proprio il master. quello che con i vinili si chiamava glass master.
Il costo di stampa per ogni cd è inferiore se il numero è maggiore.
Ci penserò, mi rispose. Del resto è un bell’investimento. Sì, risposi, un investimento su te stesso e sulla tua arte con il quale sicuramente farai un salto di qualità.
Questa è la procedura in poche parole per realizzare un disco autoprodotto a meno che non si investa qualche migliaio di euro in più e si crei un piccolo studio personale adatto alle proprie necessità e si sperimenti sino a che non si ha un prodotto qualitativamente apprezzabile.

Roberto Iacomucci

mercoledì 21 agosto 2013

AUDIO - Il Giusto Volume



IL GIUSTO VOLUME


Quale volume tenere ad un evento? Direi senza sbagliarmi che dipende dall’evento!
Per conferenze ed inaugurazioni di mostre io mi baserei su un volume generale soft dei microfoni dei relatori e dei contributi audio o video se esistenti.  Di un emissione maggiore rispetto al vociare dei presenti in attesa dell’inizio ma non alzerei tanto il master del mixer. Il pubblico deve poter sentire le parole del relatore con chiarezza ma non è un concerto. Deve poter essere avvolto dal suono ma non aggredito. Ci deve essere concentrazione e maggiore è il volume maggiore sarà il disinteresse causato dal fastidio. Se il luogo è piccolo, consiglio un buon seppur contenuto impianto di almeno 600W per poter sfruttare con un volume adeguato la pulizia del suono. Con un paio di casse di minor portata dovremmo “spingere” il volume lavorando così alla soglia della distorsione. Se il locale invece prevede un buon palco ed una sala di almeno 800 posti, sfrutterei un buon impianto montato in americana o sospeso in modo che dovendo amplificare maggiormente i microfoni non rischio di assordare le prime file e di non avere copertura in fondo sala. Gradirei anche altre due casse laterali a metà sala linkate o meglio comandate da un sub master del mixer. Questo non vale per i meeting di compagnie multilevel in quanto in queste occasioni serve, soprattutto nel momenti di “carica” della musica e dei microfoni talmente alti da creare un euforia quasi da discoteca. Per un comizio in piazza la voce del politico deve galvanizzare l’attenzione di tutti ed il volume ed il messaggio devono essere ben presenti in ogni angolo. Quindi grandi impianti e grandi volumi.
Per una musica di sottofondo, come ad esempio per un relax o per accompagnare  un voce narrante la base deve essere percettibile ma non direttamente leggibile. Deve avvolgere e non sopraffare. Deve essere piacevole e non invadere.  A questo proposito consiglio una musica strumentale, non cantata.
Se per una cena o un punto di ritrovo, ricordatevi che nessuno principalmente è venuto per ascoltare musica ma per mangiare o per conversare e fare relazioni sociali e non è carino che si ritrovino ad urlare.
Differente per i live show, le discoteche e qualsiasi evento si voglia stordire nel bene o nel male le persone coinvolte. L’evento è il suono ed il pubblico deve essere sopraffatto dal suono, stupefatto. Grandi spazi grandi watt, musica live o dj set devono richiamare l’attenzione e magnetizzare. Per un concerto il suono anche di kw deve essere pulito mentre per i dj’s la cosa è meno importante e maccheronica. Tutto a palla sino a che ogni indicatore led non è fisso sul rosso! La distorsione è ammessa a favore della potenza.
Alcuni services audio usano dei limiters fra il mixer ed il P.A. per salvaguardare i loro costosi impianti.
Concezioni diverse, luoghi diversi e culture lontane. Pensiamo alle orchestre di musica classica che con l’amplificazione hanno un rapporto strano… vorrebbero che tutto sia acustico ma siccome l’emissione di un violino non può riempire un arena (forse un piccolo teatro) il musicista non ama vedere ne cavi ne microfoni (tranne i musicisti “evoluti” che usano violini amplificati) e tutto nell’allestimento deve sembrare invisibile. Si usa anche far scendere dal graticcio di un teatro dei microfoni panoramici a scomparsa nascondendoli dietro un cielo per non farli notare. Altrimenti aste e microfoni dinamici (o panoramici) per ogni sezione.
L’amplificazione è una cosa particolare per ogni situazione. La sua esigenza in teatro deve essere quasi impercettibile, naturale come in un opera lirica. Il suono dovrebbe sembrare provenire dal palcoscenico, dalla buca d’orchestra e dai cantanti e non dalle casse acustiche. È questa la sensazione giusta. Molti fonici credono di essere pagati a watt e non a prestazione. Un buon lavoro ed una buona amplificazione dipende dalle circostanze e fa nel nostro mestiere un buon fonico.

Roberto Iacomucci