IL PROFUMO DEI LUOGHI
Quando decisi di aprire questo blog pensavo di scrivere post più tecnici, improntati su schemi di lavoro ed appunti. Grafici ed elettronica.
sicuramente arriverò a questo ma fino ad ora mi sono accorto di aver descritto solo le mie emozioni, le sensazioni ed una certa analisi personale del mondo dello spettacolo. Il profumo dell'ambiente...
infatti potrei parlare anche di questo, dei profumi che si percepiscono nei luoghi di spettacolo.
"chi annusa la polvere del teatro non dimentica più il suo odore". Questa è una frase più volte ripetuta da uno dei docenti della scuola per macchinisti teatrali che frequentai tanti anni fa. ed è vero!
Entrare in un palcoscenico di teatro e vivere nei meandri nascosti di questo magico stabile è qualcosa di unico. l'odore della canapa delle corde, del legno e della colla di coniglio usata per le scenografie.
Delle gelatine "filtri" riscaldate dalle luci accese, dei trucchi dell'artista e dei costumi e l'odore della polvere lasciata dai tanti movimenti di scena di tutti gli spettacoli precedenti creano una sensazione incredibile, inspiegabile, di stupore e devozione per quel luogo incantato.
Ricordo di un tecnico che si lamentò per la polvere che c'era nei vari ballatoi di un teatro. La risposta fu: "Sii devoto a questa polvere lasciata da attori importanti, ragazzo. Qui hanno lavorato personaggi famosi ed i loro spettacoli ancora echeggiano nei palchi e si possono rivivere tramite quei manifesti autografati"
Ripeto che queste emozioni sono personali e qualcuno potrebbe sentirsi più a suo agio in un altro posto ma ogni luogo ha un odore, ogni uomo e donna il suo e chi ama apprezza anche con l'olfatto.
Anche il campo di basket ha il suo profumo diverso da una piscina. Così come il teatro è diverso da un palasport o da uno stand fieristico.
Un profumo che ho sempre amato è l'odore dei dischi in vinile. Il vinile è una cosa che adoro-il vecchio supporto nato per archiviare dati diventato in seguito unico e mondiale per la musica. Ho un migliaio di vinili di tanti generi musicali usati per divulgare musica tramite un altro prezioso e sensazionale strumento che si chiama radioPenso che il fascino della radio stia nel fatto che accompagni chiunque nella propria vita dandogli informazioni, musica ed intrattenimento senza togliere niente alla tua stessa vita. Richiede solo un minimo di attenzione. La televisione ti ipnotizza, sei passivo, annienta i tuoi movimenti e debilita la tua concentrazione al punto di non pensare. Laradio invece ti accompagna nel tuo cammino, nel tuo viaggio e nel lavoro. Se vuoi è interattiva e puoi intervenire in diretta a trasmissioni sulla cucina, sull'arte o lo sport.
A volte penso a mio zio che nel suo laboratorio di falegnameria aveva sempre la radio accesa sulla sua stazione preferita, all'odore della segatura del legno, delle vernici ed alle trasmissioni ascoltate in quell'ambiente...
Ho lavorato circa dieci anni in radio come dj, tecnico d'emissione e curatore di palinsesti. Come tuttti i luoghi il pianeta radiofonico è particolare: Convivere con la nevrosi dei giornalisti in cerca di notizie, il dj "bullo ed incapace", la psicologia della trasmissione sportiva, il pubblicitario, tante personalità che insieme danno vita ad una famiglia che insieme diventano prodotto. la radio ti affianca e diventa amica. Ho saputo di diverse persone che sono guarite dalla depressione grazie alla radio.
E della radio ricordo il mio amico Leonardo che insieme, nel nostro piccolo, abbiamo fatto la storia della radio locale trasmettendo per anni musica nelle ore notturne ed a volte sino al mattino, in diretta radiofonica. L'emozione di quelle notti dove la musica si agganciava alle nostre parole, ai nostri racconti ed ai nostri stati d'animo. La finestra della regiadalla quale vedevamo l'intera città ed il mare ci faceva sentire protetti e dominanti del mondo dalla nostra torre d'avorio. sapere che hai un pubblico che ti ascolta e condivide le tue scelte musicali, il tuo stile ed il tuo modo di pensare. Qualcuno ama il suono della tua voce come di un flauto magico e ciò che dici e racconti lo rilassa, lo fa star bene e chiaramente le nostre serate a microfono spento, in quei quattro minuti scarsi di canzone presa in prestito dava modo a noi di confidarci, divertirci, ridere e crescere.
Ho amato ed amo ancora la radio così come voglio ancora bene a Leonardo e se ci penso sento ancora il profumo del mare da quella finestra aperta...
Roberto Iacomucci
domenica 4 novembre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
IL TECNICO SEGUE LO SPETTACOLO
La pratica
(IL TECNICO CHE SEGUE UNO SPETTACOLO)
Se smetti di fare regia o assistenze
perdi “l’orecchio” per i suoni o la “vista” per le luci. Se lavori tanto perdi
entusiasmo per i suoni e le luci o l’emozione per l’insieme valutando ciò che
vedi e senti solo con occhio clinico.
Da quando suono e mi interesso di
composizione ho perso il gusto dell’ascolto di un brano nel suo insieme ma
faccio attenzione in una canzone all’arrangiamento, ai vari strumenti della
composizione singolarmente, alla registrazione, alla produzione e la scelta dei
suoni.
Nei service, non sempre è importante
chi fa “assistenza” ed essendoti stancato ai montaggi ci sei già immaginato ciò che sarà “costruito”, hai già visto il tuo film e sai che chi farà
regia lo farà sì nel migliore dei modi e con tutto il suo buon gusto ed appunto
per questo se interessante ciò che verrà messo in scena ti riposi, cerchi
qualcosa da mangiare e ti godi lo spettacolo da spettatore privilegiato ma con
uno
sguardo sempre dietro le quinte.
La sfortuna
può essere in agguato e quindi risolvere un problema prontamente senza
allarmismi o panico è ciò che occorre fare, come se ti muovessi di tua
spontanea volontà.
Non
mettetevi mai ad urlare “c’è un problema!”anche
se l’avete davvero durante uno spettacolo, perché lo spettacolo sareste voi.
Se invece
il concerto o l’opera non è interessante ed aspettate con impazienza e finto
interesse che finisca, dovendolo sorbire e guardando l’orologio pensate alla
fatica dello smontaggio, al carico, ed al lungo ritorno a casa, potrebbe
prendervi il panico se durante questo tormento venite a sapere che dovrete pure
scaricare il camion al ritorno in magazzino. È davvero la fine.
In ogni
caso non potete andare via. Se non concordato prima con il responsabile per
esigenze di lavoro o per riposo o dispendio dalla regia non potete abbandonare
il dietro le quinte. Dovete rimanere li.
Se siete
amici e capita che non servite potete sempre chiederlo, non vi verrà negato. Se
siete dei bravi tecnici lo capite da soli che non servite ed anche il tuo capo
lo sa e per questo puoi andare fuori a fumare o bere una birra con un collega
ma tornate sempre prima della fine dello spettacolo. Se ve ne andate senza dire
niente è meglio che non tornate specialmente se lo fai con un service che è la
prima volta che ci lavori. Anche questo fa la differenza fra un professionista
ed uno no.
Se invece
fate regia, anche se lo spettacolo non vi piace, voi avete in mano le redini
della riuscita e lo realizzerete proprio come piace a voi gustandovi il vostro
sapere tecnico; la bambina che storpia una canzone al microfono in un saggio
scolastico, non vi infastidirà più di tanto e non vi scandalizzerà perché il
vostro animo era già in pace da quando eravate partiti da casa proprio sapendo
dove lavoravate. Ma il suono e la responsabilità di quel microfono che conta.
Lo sentiranno le maestre ed i genitori? Loro vogliono ascoltare l’alunna o la
loro figlia che canta sopra una base mal registrata in una audiocassetta di
vecchia data in un teatrino di città.
Spendono
soldi per farla studiare e se oggi al saggio di fine anno non funziona
tecnicamente qualcosa tutti saranno profondamente delusi. I genitori si
potrebbero risentire con le maestre e sicuramente queste con voi e nessuno sarà
felice. Intanto il microfono cade tre volte…
Quest’
esempio vale per ogni tipo di spettacolo, sia importante o meno.
Se invece
godete di dovervi occupare della regia di uno spettacolo o di un concerto di
non vostro gradimento ma con allestimenti importanti allora lì vi godete i
suoni che fate o le luci che scegliete e ve la spassate perché ciò che viene
rappresentato sul palco per voi diventa solo il mezzo per divulgare i vostri
suoni e se fate luci (illuminotecnici) gli darete quella spinta scenica che
loro non hanno.
Qualsiasi
spettacolo senza un seguito tecnico ( scenografie, audio, luci o video ) rende
pochissimo.
La
televisione ed il cinema senza tecnica sarebbero nulli, il teatro pari ad una
rappresentazione giullaresca ed un palco scarno. Pensate ai Pink Floyd od alle
grandi opere teatrali di Pesaro o Milano o Verona. Attori senza costumi, arene
senza scenografie ed allestimenti senza audio e luci…che cosa rimane?
GAG
…non sapevo
più cosa fare! Poi ho capito che non era il radiomicrofono che sganciava ma il
presentatore che balbettava!!! (jimmy)
Roberto iacomucci
IL BRIVIDO DELLA REGIA
Il brivido della
regia
…se invece fate regia di uno
spettacolo che vi piace e ce la mettete tutta per far si che ogni cosa funzioni
per il meglio vi sentite parte dello spettacolo. in ogni modo fare regia è
sempre una sensazione un brivido importante. Vi sentite scariche di adrenalina
o ansia da prestazione quando sta per entrare il pubblico, quando si inizia e
si chiama chi è di scena. Proprio come un artista ed anche voi lo siete. Molti
attori, cantanti e danzatori diventano in questo momento tesi come una corda di
violino e qualcuno sostiene che se non provasse più quest’emozione smetterebbe
di esercitare la professione. Tutto dipende da te, lo spettacolo non esiste o
non va in scena senza te ma ormai tutti aspettano e nessuno può esimersi.
Ricordo le prime volte che facevo radio, ogni volta che accendevo (aprivo) il
microfono era come se il mondo fuori si fermasse ed ad occhi puntati ascoltasse
in silenzio ciò che avevo da dire. Parlare sul bianco (senza musica) era
terrorizzante, la voce mi tremava ed i concetti del discorso che volevo
affrontare svanivano. Questo accade a chiunque inizi a parlare in pubblico.
Qualcuno poi ci prende anche troppo gusto e non smette più…
Roberto Iacomucci
giovedì 11 ottobre 2012
SITE UMILI
SIATE UMILI
Se siete
tecnici del suono, delle luci o video e lavorate magari come free lance, vi
sarà sicuramente capitato di avere avuto l’onore di realizzare uno spettacolo
con artisti famosi nel campo della musica o dell’arte in genere. Ora però vi
ritrovate a realizzare un saggio di danza della scuola di paese oppure un
concerto di giovani band locali o una via crucis o un comizio in piazza oppure
montare un maxi schermo per una finale di calcio. Siate sempre umili e dedicate
la vostra preparazione al merito ed alla riuscita dello spettacolo per cui
siete stati ingaggiati. Se così non fosse e la vostra arroganza o la vostra
superbia creasse problemi e discussioni non verrete più chiamati o quantomeno
passereste per piantagrane ed ingrati e lo show non avrebbe certo la riuscita
pensata. Negli spettacolini, spesso non si pensa e non si conosce il lavoro del
tecnico ed è tutto comunque nelle sue mani. Se con la vostra esperienza non
riuscite a tenere a bada la maestrina isterica o il ragazzino che si crede una
star e che non sanno cosa vogliono e nemmeno come ottenerlo ma che hanno in
previsione di creare un nuovo “cats” o un live da stadio e non avete
psicologicamente la preparazione per accontentarli e riuscire se non altro a
portare in scena uno spettacolo decente sarà colpa vostra. Loro confidano in
voi anche se in modo errato con le
povere idee che hanno sul mestiere e sta a voi dimostrare quello che sapete
fare, consigliare e far funzionare al meglio le poche attrezzature affittate.
Se non lo fate verrete riconosciuti come incompetenti e la domanda sarà: ma
come ha fatto questo a lavorare con… (x) se non è riuscito nemmeno a mandare
due musiche per il mio spettacolo?
NON INGOMBRATE IL PALCOSCENICO
NON INGOMBRATE IL PALCOSCENICO
Se siete dei musicisti, attori od artisti, quando
arrivate su di un palcoscenico di teatro e lo spettacolo è ancora in
allestimento, accertatevi del fastidio che potrebbe recare i vostri bagagli e non
lasciate mai le vostre cose personali nei bordi del palcoscenico. Se siete
invece dei tecnici, i vostri flight case
pieni di attrezzature e cavi poneteli sempre a centro palco oppure fuori dallo
spazio scenico se il palcoscenico è in una piazza o comunque all’aperto. Non
dovrete così spostare continuamente ingombri che rallentano la messa in opera
dello spettacolo.
Sembrerà strano ma i lati del palco (bordo palco) sono
i punti più utili per passare cavi audio, di corrente e quant’altro serva per
allestire uno spettacolo. Sono i punti più nascosti e si utilizzano appunto per
stendere tutti quei cavi di connessione che nessuno vuole vedere e soprattutto
nessuno ci deve inciampare e l’avere ingombri mentre stendete ruzzole o
multicord audio o cavi multipli per le luci è davvero controproducente!!
Vi risparmierete tempo e fatica ed anche qualche
arrabbiatura da parte di qualcuno. Se proprio non avete altro posto dove
provvisoriamente posizionare abiti di scena o strumenti musicali o attrezzeria,
lasciate almeno un metro di distanza dal muro in modo che un tecnico possa
lavorare comodo e sicuro di non arrecare danno alle vostre cose..
Più lo spazio scenico è libero, migliore sarà il lavoro
di cablaggio e montaggio, più veloce e più preciso.
Per lo smontaggio vale la stessa regola. È davvero
fastidioso inoltre dopo aver fatto uno spettacolo e vi accingete a smontare,
togliere di mezzo lattine di birra, bottiglie d’acqua e cartoni della pizza
dalle vostre attrezzature!
Nei teatri di un certo rilievo avete l’opportunità di
lasciare i vostri bauli in fondo al palcoscenico, dietro al fondale ove solo
voi tecnici avete l’accesso ed al limite attori e musicisti che devono
guadagnarsi l’entrata in scena. se il palco ha un declivio (pendenza), è utile
frenare i flight case ed appoggiare davanti le ruote una cantinella (stangone
di legno) in modo di assicurarvi che niente scivoli.
Rivoltate sempre i bauli in modo di avere l’apertura a
vostro favore così non dovrete più girarli o muoverli se all’occorrenza vi serve qualcosa e potete
così aprirli in tutta facilità. Non appoggiateci sopra altre cose.
Dopo lo scarico, la fase successiva del lavoro è la
distribuzione delle apparecchiature da montare e di conseguenza il suo
cablaggio quindi meno ingombri avete migliore sarà il lavoro.
IL SERVICE
IL SERVICE- LA DITTA DI SERVIZI AUDIO-LUCI-VIDEO
Dopo queste lunghe premesse arriviamo al vivo del
lavoro di art-worker.
Io lavoro spesso per ditte alle quali viene
commissionato un allestimento adatto a soddisfare la richiesta oggettiva ai fini
della riuscita dell’evento.
Il lavoro inizia con presa in esame dello spettacolo,
con la richiesta del materiale per l’audio, la quantità di microfoni necessari,
del mixer adeguato, l’impianto di
diffusione per l’area da coprire all’aperto o in un luogo chiuso, eventuali
apparecchiature per il collegamento di strumenti musicali o computer se ci sono
danzatori, parti recitate, ecc…
Per le luci e per tutto l’allestimento ci si informa di
quanti KW di corrente si ha a disposizione, si calcolano quanti fari si possono
montare e di che tipo, dei filtri colore richiesti o gobos, di che mixer luci,
di quanti dimmers occorrono per il loro funzionamento, del POWER-BOX e della
struttura necessaria all’appendimento,
delle americane agli stativi o alle torri.
Se c’è necessità di proiezione video e di che portata,
da cosa questa viene comandata (computer o dvd player o combinate) quanto
grande deve essere lo schermo se in proiezione frontale o retroproiezione.
Se è un service che fornisce anche scenografie
“standard” tipo quinte nere rigide (con telai in legno e non appese) e palchi per
esibizioni all’aperto, si chiede di che metratura e di che altezza, ci si
preoccupa del loro ancoraggio e messa a terra della struttura, si attrezza di
tutta la ferramenta. Portandone chiaramente più dell’indispensabile.
Per ogni settore non ultima cosa sono i cavi di
connessione che devono essere perfettamente funzionanti e superiori in numero
alla quantità minima necessaria per avere una scorta sufficiente a coprire ogni
imprevisto. Annessi a questi ogni forma di adattatore per non avere sorprese in
fase di montaggio.
Immaginate cosa
succederebbe se vi facessero una richiesta a distanza per una serata dove la
musica viene programmata con un cd-player e quando siete sul posto (400 km di
distanza dal vostro magazzino) scoprite che invece la musica viene trasmessa da
computer e non avete il cavo di connessione!!! O peggio si presentano persone
solo con chiavette USB con musica in MP3 e voi non vi siete portati un
computer…
Nei service seri questi disguidi NON devono succedere.
Un evento non può andare a monte o subire considerevoli ritardi per un cavo o
per un’incomprensione e credetemi che questo è QUELLO CHE IL PUBBLICO NON VEDE
ma succede più frequentemente di quello che possiate immaginare! Soprattutto
nei service di zona e nelle piccole produzioni.
Mi sono ritrovato più di una volta a sprecare ore di
lavoro perché nel flight-case non avevo disponibilità di cavi adatti a
collegare apparecchiature messe a disposizione dal committente ed ore a cercare
il modo di allungare cavi che coprissero una distanza precedentemente ignorata
ed altro ancora a capire come poter fare a sopprimere l’esigenza di un cavo
interrotto, l’unico per quel tipo di connessione!
IN QUESTO LAVORO OCCORRE SANGUE FREDDO E MAI FARSI
PRENDERE DAL PANICO
Essendo free-lance, con il tempo ho imparato a portare
sempre con me il mio zaino con dentro i miei guanti, i miei tappi anti-rumore,
il mio nastro isolante, la mia pinza multiuso ed il mio kit di adattatori di
ogni sorta (audio). Qualche cavo in più.
A questo punto possiamo caricare il camion, stipare il
materiale in modo che ci stia tutto e non subisca danni lungo il tragitto e
partire verso la meta.
Gli autogrill dell’autostrada diventeranno punti di
riferimento per le vostre soste mattutine, a volte anche per pranzi e cene in
orari improbabili.
Siate felici se dopo lo spettacolo, tornando in
magazzino all’alba non dovete scaricare tutto ciò che avete nel camion
rubandovi ore di sonno doverose per rimpiazzarlo con il materiale occorrente
per domani (dopo), dove dall’altra parte di dove siete andati (ieri) vi aspetta
un altro spettacolo.
Dei miei amici erano invidiosi del mio mestiere e
fantasticavano su quanti posti io avessi visto, di quanti locali avessi
frequentato e di quante donne avevo conosciuto…ho spiegato loro solo poche cose
e di quanta autostrada invece ho battuto, degli orari di lavoro e dei panini
mangiati con mani sporche. Delle camere d’albergo prenotate solo per fare una
doccia…
Non che non si abbiano soddisfazioni o che non ci siano
momenti di pausa ma che non si va in giro per il mondo a fare il turista. Si
lavora con passione e si fa questo mestiere solo se c’è amore per lo
spettacolo. Non si timbra nessun cartellino e non tutti i giorni sono uguali,
non si lavora dal lunedì al venerdì e non esistono turni o scuse. Inizi a
lavorare in uno spazio vuoto e dopo lo spettacolo lo spazio torna vuoto. Niente
si rimanda a domani.
Magari dopo pochi giorni puoi portare tuo figlio al
mare proprio mentre tutti gli altri invece lavorano nella loro routine. Non
esiste routine, il bello che ogni giorno è diverso dall’altro come ogni
spettacolo che segui, come ogni giorno che Dio ha creato, come ogni fiore anche
della stessa specie.
Ciò che mi hanno augurato è ciò che auguro a voi. BUON LAVORO.
IL PUBBLICO D'ASSALTO
IL PUBBLICO D’ASSALTO
Il pubblico d’assalto è il pubblico delle feste. Dei
raduni, delle inaugurazioni, delle serate in spiaggia e dei ristoranti.
Non è una folla di persone attenta a ciò che succede ma
è lì solo per mangiare e bere e se ciò avviene gratuitamente avrete la peggiore
forma di attenzione che si possa immaginare.
Scrivo ciò che vedo e dico ciò che penso.
Se siete all’inaugurazione di una mostra (anche
importante) d’arte o di una opera architettonica e le persone possono godere di
un ricco buffet gratuito noterete come intellettuali o stimati operatori nel
campo si contendono l’ultimo o il primo pasticcino, il flou di prosecco!
Accaniti a soddisfare il proprio palato si dimenticano il perché della loro
presenza dando sfogo al loro bisogno più razionale.
Strafogarsi a sbafo come cavallette infischiandosene della
loro competenza, sempre che ne abbiano in materia. Se poi gli invitati sono un
gruppo di iscritti ad una associazione o fondazione senza arte né parte… poveri
voi.
Se siete dei DJ o piano baristi e proponete brani in un
ristorante per far ballare ed arrotondare il vostro stipendio di magazziniere
avrete persone che si innervosiranno dei vostri volumi troppo alti mentre la
cena è in corso ma si lanceranno in danze di gruppo appena finito il caffè
aspettandosi di ascoltare l’ultimo tormentone dell’estate o come da
quarant’anni succede in Italia la hit degli anni sessanta.
Per le feste in spiaggia o per le discoteche il target
non è molto diverso…solo che preferiscono bere piuttosto che mangiare e poi…(s)ballare
sino a notte fonda. Il vostro dovere di DJ è quello di mantenere un ritmo
sostenuto per tutta la serata.
Di tutto ciò non rimane niente, se non uno stomaco
pieno a dismisura o uno stordimento sino all’alba o nelle ore consentite tanto
poi finiranno la serata altrove.
Nel caso delle discoteche tutto si risolve nelle
migliori delle ipotesi con una colazione alle prime ore del mattino in un bar appena
aperto dove i reduci cercheranno di mettere insieme i frammenti della serata
conclusa parlando di occasioni perse con l’altro sesso o criticando persone.
Pensate poi alle sagre in piazza od alle rievocazioni
storiche dove le persone passano, si fermano per un attimo davanti al vostro
spettacolo, guardano e continuano il loro excursus con freddezza o al massimo
“regalandovi” un tiepido applauso nella bolgia di migliaia di voci dove a
malapena ci si riesce a concentrarsi.
È un pubblico senza patria che confonde l’evento con
l’avvento. Sono coloro che approfittano di un evento per socializzare o per
mettersi in mostra a volte dando il lato peggiore di se stessi tanto per
sfogarsi.
Da spettatore ad attrazione. Da acquirente a venditore
di se stessi, la scusa per essere ed apparire piuttosto che assistere.
Ogni forma d’intrattenimento ha il suo pubblico, anche
i pop-corn al cinema hanno un ruolo integrante e sociale, surrogato che induce
attenzione verso lo schermo, soddisfacendo il palato per concentrare la mente e
distoglierla dai propri pensieri.
Tutti siamo comunque importanti nel palcoscenico della
vita.
mercoledì 26 settembre 2012
i mestieri nello spettacolo
I MESTIERI NELLO SPETTACOLO
Diverse sono le figure ed i mestieri inerenti allo spettacolo;
dal regista all’attore dallo scenografo al macchinista, dal light-designer
all’elettricista… tante sono le mansioni artistiche che ai fini di un unico
scopo lavorano in sinergia per ottenere il massimo risultato rappresentativo di
un idea e molteplici sono le cose da
sapere per realizzare un evento. Non credo che al fonico basti sapere dove
posizionare dei diffusori tralasciando
tutto il resto. Deve conoscere lo spazio scenico, la copertura ottimale per l’audience,
la corrente disponibile ed in caso di
appendimento almeno il disegno tecnico della prima americana luci per non
ostacolare il lavoro altrui.
Per mia natura sono curioso ed è anche per questo che
conosco ciò di cui parlerò, anche se la mia specializzazione in audio mi affascina
e mi gratifica, realizzare un progetto luci, montato ed operativo mi da
soddisfazione ed anche allestire un palco con quinte e scenografie fa di me un
tecnico sostanzialmente preparato; un ART-WORKER.
Chiaramente scegliendo una professione specializzata maggiore sarà la
preparazione quanto maggiore sarà lo studio e la pratica e comunque non si
finisce mai di…imparare. Ma ciò che scrivo è frutto finora della mia esperienza
ventennale e credo comunque di aver ben assimilato i concetti base.
Ma andiamo per ordine:
Pensiamo di dover realizzare uno spettacolo qualsiasi, in un
teatro con attori e musicisti. Per il momento senza supporto video. Abbiamo già
il cast recitativo e musicale fatto prove su prove, individuato le musiche, studiato le parti a memoria ed a
questo punto da un idea embrionale siamo arrivati come registi ad avere una
parte concreta, viva, pulsante dell’immagine che volevamo rendere visibile.
Ora inizia il lavoro più complicato della messa in scena.
Decidere le luci, le esigenze audio, le scenografie, la quintatura e se lo
spazio scenico da occupare è proporzionato. Le entrate e le uscite di scena degli
attori, i costumi e rivedere se l’insieme di cose rende fede alla nostra
rappresentazione senza dover comunque rivedere parti del recitato.
Quindi tre figure indispensabili sono state svelate. L’AUTORE,
IL REGISTA ED IL DIRETTORE DI SCENA. Ora indicheranno allo SCENOGRAFO ED AL
MACCHINISTA quale visione hanno del loro spettacolo; se contiene scenografie
fisse o mobili, di quale materiale, se sono previsti dei fondali, come
realizzare il montaggio di quinte e tutto ciò che ha a che fare con la
struttura “fisica” dello spettacolo.
Lo scenografo in base alle esigenze dello spettacolo
(itinerante o no, pensato per grandi o piccoli teatri, riproducibile
all’aperto, ecc) realizzerà il progetto degli oggetti occorrenti e costruirà i
telai, pitturerà le tele come fossero dei quadri oppure farà stampare
gigantografie e studierà insieme al macchinista le giuste strategie per montare
e smontare in breve tempo il materiale di scena e che sia il più leggero
possibile.
Ora si può pensare di procedere e confrontarsi con il
LIGHT-DESIGNER e L’ILLUMINOTECNICO. Insieme si discuterà un progetto luci
comprensivo di colori, tipi di fari, esigenze di posizionamento e consumi di
corrente. Si decideranno poi dei cambi di luce e delle loro intensità. Il
lavoro dell’elettricista in teatro o nello spettacolo in genere assume un
importanza rilevante e suggestiva in quanto è colui (o sono coloro ) che danno
tridimensionalità all’evento, a ciò che vediamo dalla nostra poltrona ed è
quello che ci coinvolge maggiormente da un punto visivo.
LA LUCE in arte è una componente fondamentale.
Pensate alla pittura, alla fotografia o al cinema. Senza
luce non ci sarebbe ne colore ne profondità.
Rimane ora da curare la FONICA. Per questo chiederemo ai musicisti le loro esigenze confrontandole
con le indicazioni del TECNICO AUDIO che si preoccuperà di amplificare tutte le
voci recitative e corali, tutti gli strumenti musicali necessari, la scelta del
giusto mixer, delle giuste casse acustiche di diffusione, degli apparati utili
per la “messa in onda” di eventuali suoni o rumori previsti.
L’incontro con il COSTUMISTA conclude la serie di consulenze
tecniche e d ora possiamo sbizzarrirci nel vestire i nostri attori.
Abbiamo un teatro a disposizione e dopo il montaggio di
tutte le apparecchiature POSSIAMO INIZIARE LE PROVE GENERALI che si
effettueranno assieme al macchinista, all’elettricista ed al fonico. Questa
nuova partenza ci porterà a finalizzare l’insieme del nostro spettacolo,
ripensare delle battute o verificare l’efficacia delle luci e dell’audio e così
via.
Tutto ora e pronto e siamo pronti per il DEBUTTO.
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