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lunedì 29 ottobre 2012

IL TECNICO SEGUE LO SPETTACOLO



                   La pratica (IL TECNICO CHE SEGUE UNO SPETTACOLO)



Se smetti di fare regia o assistenze perdi “l’orecchio” per i suoni o la “vista” per le luci. Se lavori tanto perdi entusiasmo per i suoni e le luci o l’emozione per l’insieme valutando ciò che vedi e senti solo con occhio clinico.
Da quando suono e mi interesso di composizione ho perso il gusto dell’ascolto di un brano nel suo insieme ma faccio attenzione in una canzone all’arrangiamento, ai vari strumenti della composizione singolarmente, alla registrazione, alla produzione e la scelta dei suoni.
Nei service, non sempre è importante chi fa “assistenza” ed essendoti stancato ai montaggi ci sei già  immaginato ciò che sarà “costruito”,  hai già visto il tuo film e sai che chi farà regia lo farà sì nel migliore dei modi e con tutto il suo buon gusto ed appunto per questo se interessante ciò che verrà messo in scena ti riposi, cerchi qualcosa da mangiare e ti godi lo spettacolo da spettatore privilegiato ma con uno
sguardo sempre dietro le quinte.
La sfortuna può essere in agguato e quindi risolvere un problema prontamente senza allarmismi o panico è ciò che occorre fare, come se ti muovessi di tua spontanea volontà.
Non mettetevi mai ad urlare “c’è un problema!”anche  se l’avete davvero durante uno spettacolo,  perché lo spettacolo sareste voi.
Se invece il concerto o l’opera non è interessante ed aspettate con impazienza e finto interesse che finisca, dovendolo sorbire e guardando l’orologio pensate alla fatica dello smontaggio, al carico, ed al lungo ritorno a casa, potrebbe prendervi il panico se durante questo tormento venite a sapere che dovrete pure scaricare il camion al ritorno in magazzino. È davvero la fine.
In ogni caso non potete andare via. Se non concordato prima con il responsabile per esigenze di lavoro o per riposo o dispendio dalla regia non potete abbandonare il dietro le quinte. Dovete rimanere li.
Se siete amici e capita che non servite potete sempre chiederlo, non vi verrà negato. Se siete dei bravi tecnici lo capite da soli che non servite ed anche il tuo capo lo sa e per questo puoi andare fuori a fumare o bere una birra con un collega ma tornate sempre prima della fine dello spettacolo. Se ve ne andate senza dire niente è meglio che non tornate specialmente se lo fai con un service che è la prima volta che ci lavori. Anche questo fa la differenza fra un professionista ed uno no.
Se invece fate regia, anche se lo spettacolo non vi piace, voi avete in mano le redini della riuscita e lo realizzerete proprio come piace a voi gustandovi il vostro sapere tecnico; la bambina che storpia una canzone al microfono in un saggio scolastico, non vi infastidirà più di tanto e non vi scandalizzerà perché il vostro animo era già in pace da quando eravate partiti da casa proprio sapendo dove lavoravate. Ma il suono e la responsabilità di quel microfono che conta. Lo sentiranno le maestre ed i genitori? Loro vogliono ascoltare l’alunna o la loro figlia che canta sopra una base mal registrata in una audiocassetta di vecchia data in un teatrino di città.
Spendono soldi per farla studiare e se oggi al saggio di fine anno non funziona tecnicamente qualcosa tutti saranno profondamente delusi. I genitori si potrebbero risentire con le maestre e sicuramente queste con voi e nessuno sarà felice. Intanto il microfono cade tre volte…
Quest’ esempio vale per ogni tipo di spettacolo, sia importante o meno.
Se invece godete di dovervi occupare della regia di uno spettacolo o di un concerto di non vostro gradimento ma con allestimenti importanti allora lì vi godete i suoni che fate o le luci che scegliete e ve la spassate perché ciò che viene rappresentato sul palco per voi diventa solo il mezzo per divulgare i vostri suoni e se fate luci (illuminotecnici) gli darete quella spinta scenica che loro non hanno.
Qualsiasi spettacolo senza un seguito tecnico ( scenografie, audio, luci o video ) rende pochissimo.
La televisione ed il cinema senza tecnica sarebbero nulli, il teatro pari ad una rappresentazione giullaresca ed un palco scarno. Pensate ai Pink Floyd od alle grandi opere teatrali di Pesaro o Milano o Verona. Attori senza costumi, arene senza scenografie ed allestimenti senza audio e luci…che cosa rimane?

GAG
…non sapevo più cosa fare! Poi ho capito che non era il radiomicrofono che sganciava ma il presentatore che balbettava!!!  (jimmy)

                                                                              
  Roberto iacomucci

IL BRIVIDO DELLA REGIA


Il brivido della regia


…se invece fate regia di uno spettacolo che vi piace e ce la mettete tutta per far si che ogni cosa funzioni per il meglio vi sentite parte dello spettacolo. in ogni modo fare regia è sempre una sensazione un brivido importante. Vi sentite scariche di adrenalina o ansia da prestazione quando sta per entrare il pubblico, quando si inizia e si chiama chi è di scena. Proprio come un artista ed anche voi lo siete. Molti attori, cantanti e danzatori diventano in questo momento tesi come una corda di violino e qualcuno sostiene che se non provasse più quest’emozione smetterebbe di esercitare la professione. Tutto dipende da te, lo spettacolo non esiste o non va in scena senza te ma ormai tutti aspettano e nessuno può esimersi. Ricordo le prime volte che facevo radio, ogni volta che accendevo (aprivo) il microfono era come se il mondo fuori si fermasse ed ad occhi puntati ascoltasse in silenzio ciò che avevo da dire. Parlare sul bianco (senza musica) era terrorizzante, la voce mi tremava ed i concetti del discorso che volevo affrontare svanivano. Questo accade a chiunque inizi a parlare in pubblico. Qualcuno poi ci prende anche troppo gusto e non smette più…

Roberto Iacomucci

giovedì 11 ottobre 2012

SITE UMILI


                                              SIATE UMILI

Se siete tecnici del suono, delle luci o video e lavorate magari come free lance, vi sarà sicuramente capitato di avere avuto l’onore di realizzare uno spettacolo con artisti famosi nel campo della musica o dell’arte in genere. Ora però vi ritrovate a realizzare un saggio di danza della scuola di paese oppure un concerto di giovani band locali o una via crucis o un comizio in piazza oppure montare un maxi schermo per una finale di calcio. Siate sempre umili e dedicate la vostra preparazione al merito ed alla riuscita dello spettacolo per cui siete stati ingaggiati. Se così non fosse e la vostra arroganza o la vostra superbia creasse problemi e discussioni non verrete più chiamati o quantomeno passereste per piantagrane ed ingrati e lo show non avrebbe certo la riuscita pensata. Negli spettacolini, spesso non si pensa e non si conosce il lavoro del tecnico ed è tutto comunque nelle sue mani. Se con la vostra esperienza non riuscite a tenere a bada la maestrina isterica o il ragazzino che si crede una star e che non sanno cosa vogliono e nemmeno come ottenerlo ma che hanno in previsione di creare un nuovo “cats” o un live da stadio e non avete psicologicamente la preparazione per accontentarli e riuscire se non altro a portare in scena uno spettacolo decente sarà colpa vostra. Loro confidano in voi anche  se in modo errato con le povere idee che hanno sul mestiere e sta a voi dimostrare quello che sapete fare, consigliare e far funzionare al meglio le poche attrezzature affittate. Se non lo fate verrete riconosciuti come incompetenti e la domanda sarà: ma come ha fatto questo a lavorare con… (x) se non è riuscito nemmeno a mandare due musiche per il mio spettacolo?

NON INGOMBRATE IL PALCOSCENICO


                              NON INGOMBRATE IL PALCOSCENICO

Se siete dei musicisti, attori od artisti, quando arrivate su di un palcoscenico di teatro e lo spettacolo è ancora in allestimento, accertatevi del fastidio che potrebbe recare i vostri bagagli e non lasciate mai le vostre cose personali nei bordi del palcoscenico. Se siete invece dei tecnici,  i vostri flight case pieni di attrezzature e cavi poneteli sempre a centro palco oppure fuori dallo spazio scenico se il palcoscenico è in una piazza o comunque all’aperto. Non dovrete così spostare continuamente ingombri che rallentano la messa in opera dello spettacolo.

Sembrerà strano ma i lati del palco (bordo palco) sono i punti più utili per passare cavi audio, di corrente e quant’altro serva per allestire uno spettacolo. Sono i punti più nascosti e si utilizzano appunto per stendere tutti quei cavi di connessione che nessuno vuole vedere e soprattutto nessuno ci deve inciampare e l’avere ingombri mentre stendete ruzzole o multicord audio o cavi multipli per le luci è davvero controproducente!!

Vi risparmierete tempo e fatica ed anche qualche arrabbiatura da parte di qualcuno. Se proprio non avete altro posto dove provvisoriamente posizionare abiti di scena o strumenti musicali o attrezzeria, lasciate almeno un metro di distanza dal muro in modo che un tecnico possa lavorare comodo e sicuro di non arrecare danno alle vostre cose..

Più lo spazio scenico è libero, migliore sarà il lavoro di cablaggio e montaggio, più veloce e più preciso.

Per lo smontaggio vale la stessa regola. È davvero fastidioso inoltre dopo aver fatto uno spettacolo e vi accingete a smontare, togliere di mezzo lattine di birra, bottiglie d’acqua e cartoni della pizza dalle vostre attrezzature!

Nei teatri di un certo rilievo avete l’opportunità di lasciare i vostri bauli in fondo al palcoscenico, dietro al fondale ove solo voi tecnici avete l’accesso ed al limite attori e musicisti che devono guadagnarsi l’entrata in scena. se il palco ha un declivio (pendenza), è utile frenare i flight case ed appoggiare davanti le ruote una cantinella (stangone di legno) in modo di assicurarvi che niente scivoli.

Rivoltate sempre i bauli in modo di avere l’apertura a vostro favore così non dovrete più girarli o muoverli  se all’occorrenza vi serve qualcosa e potete così aprirli in tutta facilità. Non appoggiateci sopra altre cose.

Dopo lo scarico, la fase successiva del lavoro è la distribuzione delle apparecchiature da montare e di conseguenza il suo cablaggio quindi meno ingombri avete migliore sarà il lavoro.

IL SERVICE



              IL SERVICE- LA DITTA DI SERVIZI AUDIO-LUCI-VIDEO

Dopo queste lunghe premesse arriviamo al vivo del lavoro di art-worker.

Io lavoro spesso per ditte alle quali viene commissionato un allestimento adatto a soddisfare la richiesta oggettiva ai fini della riuscita dell’evento.

Il lavoro inizia con presa in esame dello spettacolo, con la richiesta del materiale per l’audio, la quantità di microfoni necessari, del mixer adeguato,  l’impianto di diffusione per l’area da coprire all’aperto o in un luogo chiuso, eventuali apparecchiature per il collegamento di strumenti musicali o computer se ci sono danzatori, parti recitate, ecc…

Per le luci e per tutto l’allestimento ci si informa di quanti KW di corrente si ha a disposizione, si calcolano quanti fari si possono montare e di che tipo, dei filtri colore richiesti o gobos, di che mixer luci, di quanti dimmers occorrono per il loro funzionamento, del POWER-BOX e della struttura necessaria all’appendimento,  delle americane agli stativi o alle torri.

Se c’è necessità di proiezione video e di che portata, da cosa questa viene comandata (computer o dvd player o combinate) quanto grande deve essere lo schermo se in proiezione frontale o retroproiezione.

Se è un service che fornisce anche scenografie “standard” tipo quinte nere rigide (con telai in legno e non appese) e palchi per esibizioni all’aperto, si chiede di che metratura e di che altezza, ci si preoccupa del loro ancoraggio e messa a terra della struttura, si attrezza di tutta la ferramenta. Portandone chiaramente più dell’indispensabile.

Per ogni settore non ultima cosa sono i cavi di connessione che devono essere perfettamente funzionanti e superiori in numero alla quantità minima necessaria per avere una scorta sufficiente a coprire ogni imprevisto. Annessi a questi ogni forma di adattatore per non avere sorprese in fase di montaggio.

Immaginate  cosa succederebbe se vi facessero una richiesta a distanza per una serata dove la musica viene programmata con un cd-player e quando siete sul posto (400 km di distanza dal vostro magazzino) scoprite che invece la musica viene trasmessa da computer e non avete il cavo di connessione!!! O peggio si presentano persone solo con chiavette USB con musica in MP3 e voi non vi siete portati un computer…

Nei service seri questi disguidi NON devono succedere. Un evento non può andare a monte o subire considerevoli ritardi per un cavo o per un’incomprensione e credetemi che questo è QUELLO CHE IL PUBBLICO NON VEDE ma succede più frequentemente di quello che possiate immaginare! Soprattutto nei service di zona e nelle piccole produzioni.

Mi sono ritrovato più di una volta a sprecare ore di lavoro perché nel flight-case non avevo disponibilità di cavi adatti a collegare apparecchiature messe a disposizione dal committente ed ore a cercare il modo di allungare cavi che coprissero una distanza precedentemente ignorata ed altro ancora a capire come poter fare a sopprimere l’esigenza di un cavo interrotto, l’unico per quel tipo di connessione!

IN QUESTO LAVORO OCCORRE SANGUE FREDDO E MAI FARSI PRENDERE DAL PANICO

Essendo free-lance, con il tempo ho imparato a portare sempre con me il mio zaino con dentro i miei guanti, i miei tappi anti-rumore, il mio nastro isolante, la mia pinza multiuso ed il mio kit di adattatori di ogni sorta (audio). Qualche cavo in più.

A questo punto possiamo caricare il camion, stipare il materiale in modo che ci stia tutto e non subisca danni lungo il tragitto e partire verso la meta.

Gli autogrill dell’autostrada diventeranno punti di riferimento per le vostre soste mattutine, a volte anche per pranzi e cene in orari improbabili.

Siate felici se dopo lo spettacolo, tornando in magazzino all’alba non dovete scaricare tutto ciò che avete nel camion rubandovi ore di sonno doverose per rimpiazzarlo con il materiale occorrente per domani (dopo), dove dall’altra parte di dove siete andati (ieri) vi aspetta un altro spettacolo.

Dei miei amici erano invidiosi del mio mestiere e fantasticavano su quanti posti io avessi visto, di quanti locali avessi frequentato e di quante donne avevo conosciuto…ho spiegato loro solo poche cose e di quanta autostrada invece ho battuto, degli orari di lavoro e dei panini mangiati con mani sporche. Delle camere d’albergo prenotate solo per fare una doccia…

Non che non si abbiano soddisfazioni o che non ci siano momenti di pausa ma che non si va in giro per il mondo a fare il turista. Si lavora con passione e si fa questo mestiere solo se c’è amore per lo spettacolo. Non si timbra nessun cartellino e non tutti i giorni sono uguali, non si lavora dal lunedì al venerdì e non esistono turni o scuse. Inizi a lavorare in uno spazio vuoto e dopo lo spettacolo lo spazio torna vuoto. Niente si rimanda a domani.

Magari dopo pochi giorni puoi portare tuo figlio al mare proprio mentre tutti gli altri invece lavorano nella loro routine. Non esiste routine, il bello che ogni giorno è diverso dall’altro come ogni spettacolo che segui, come ogni giorno che Dio ha creato, come ogni fiore anche della stessa specie.

Ciò che mi hanno augurato è ciò che auguro a voi.  BUON LAVORO.

IL PUBBLICO D'ASSALTO


                                     IL PUBBLICO D’ASSALTO

Il pubblico d’assalto è il pubblico delle feste. Dei raduni, delle inaugurazioni, delle serate in spiaggia e dei ristoranti.

Non è una folla di persone attenta a ciò che succede ma è lì solo per mangiare e bere e se ciò avviene gratuitamente avrete la peggiore forma di attenzione che si possa immaginare.

Scrivo ciò che vedo e dico ciò che penso.

Se siete all’inaugurazione di una mostra (anche importante) d’arte o di una opera architettonica e le persone possono godere di un ricco buffet gratuito noterete come intellettuali o stimati operatori nel campo si contendono l’ultimo o il primo pasticcino, il flou di prosecco! Accaniti a soddisfare il proprio palato si dimenticano il perché della loro presenza dando sfogo al loro bisogno più razionale.

Strafogarsi a sbafo come cavallette infischiandosene della loro competenza, sempre che ne abbiano in materia. Se poi gli invitati sono un gruppo di iscritti ad una associazione o fondazione senza arte né parte… poveri voi.

Se siete dei DJ o piano baristi e proponete brani in un ristorante per far ballare ed arrotondare il vostro stipendio di magazziniere avrete persone che si innervosiranno dei vostri volumi troppo alti mentre la cena è in corso ma si lanceranno in danze di gruppo appena finito il caffè aspettandosi di ascoltare l’ultimo tormentone dell’estate o come da quarant’anni succede in Italia la hit degli anni sessanta.

Per le feste in spiaggia o per le discoteche il target non è molto diverso…solo che preferiscono bere piuttosto che mangiare e poi…(s)ballare sino a notte fonda. Il vostro dovere di DJ è quello di mantenere un ritmo sostenuto per tutta la serata.

Di tutto ciò non rimane niente, se non uno stomaco pieno a dismisura o uno stordimento sino all’alba o nelle ore consentite tanto poi finiranno la serata altrove.

Nel caso delle discoteche tutto si risolve nelle migliori delle ipotesi con una colazione alle prime ore del mattino in un bar appena aperto dove i reduci cercheranno di mettere insieme i frammenti della serata conclusa parlando di occasioni perse con l’altro sesso o criticando persone.

Pensate poi alle sagre in piazza od alle rievocazioni storiche dove le persone passano, si fermano per un attimo davanti al vostro spettacolo, guardano e continuano il loro excursus con freddezza o al massimo “regalandovi” un tiepido applauso nella bolgia di migliaia di voci dove a malapena ci si riesce a concentrarsi.

È un pubblico senza patria che confonde l’evento con l’avvento. Sono coloro che approfittano di un evento per socializzare o per mettersi in mostra a volte dando il lato peggiore di se stessi tanto per sfogarsi.


Da spettatore ad attrazione. Da acquirente a venditore di se stessi, la scusa per essere ed apparire piuttosto che assistere.

Ogni forma d’intrattenimento ha il suo pubblico, anche i pop-corn al cinema hanno un ruolo integrante e sociale, surrogato che induce attenzione verso lo schermo, soddisfacendo il palato per concentrare la mente e distoglierla dai propri pensieri.

Tutti siamo comunque importanti nel palcoscenico della vita.