I LUOGHI DELLO SPETTACOLO – IL TEATRO
Possiamo sicuramente affermare che il teatro è lo spazio
adibito a spettacoli per eccellenza. Nato in Grecia fra il sesto ed il quarto
secolo avanti cristo, l’anfiteatro greco era formato a gradinate semicircolari
o circolari e gli attori, ancora non professionisti recitavano al centro della
scena indossando maschere che amplificavano la voce mentre candele e fuochi venivano
usati per illuminare.
Lo spettacolo o la rappresentazione è l’unione fra
scrittori ,registi, attori, scenografi, macchinisti, attrezzisti,
illuminotecnici, fonici e costumisti che insieme partendo da un testo edito od
inedito ideano e realizzano la messa in scena. Questo concetto è basilare per
comprendere come la scatola magica viene allestita ed usata. Spesso si ha la
sensazione che l’attore o il musicista sia la parte predominante dello
spettacolo ed il pubblico segue solo le sue gesta o le sue note.
Ma ogni opera
visiva “live” che si rispetti ha come regola questo meccanismo articolato e
complesso. Un cattivo attore o un grande musicista non riuscirebbero ad
esprimersi al meglio senza un adeguato supporto tecnico di scena. A mi giudizio
non esiste una figura sopracitata più creativa dell’altra. Pensate alle
bellissime tele e fondali che raffigurano ambienti o situazioni dipinte dallo
scenografo o alle variopinte ed efficaci luci programmate dal light designer o
ai suggestivi suoni curati dal fonico. Solo insieme si avrà un opera. Nel tempo
la magica collocazione dello spettacolo è cambiata.
Dall’anfiteatro greco o
romano precristiano, nel medio evo le rappresentazioni passano in piazza
abbattendo il concetto di spazio chiuso divulgando la magnificenza della
cristianità. Ancor oggi possiamo assistere durante il periodo di quaresima le
vie crucis itineranti del parroco di paese o città. Di epoca in epoca il
rinascimento riporta il teatro in uno spazio stabilito chiuso ove lo spazio
scenico ancora in centro alla platea da vita all’interno di corti facoltose alla
commedia dell’arte. In Europa sorgono due correnti di pensiero molto importanti:
il teatro elisabettiano inglese ed il teatro italiano.
Con la commedia
dell’arte nasce la professione dell’ attore e l’arte dell’improvvisazione che
nel seicento poi si consolida in una fiorente e prospera attività. Il teatro
che noi ora conosciamo, cioè al chiuso con il palcoscenico frontale non più ad
una gradinata ma ad una serie di palchi sempre a semicerchi costruiti su vari
settori (ordini) ed una platea nasce nei secoli successivi delimitando anche la
differenza fra classi sociali. Lo sviluppo di tecniche e tecnologie affiorano
all’interno del palcoscenico ed il ruolo di attore si trasforma diventando
specialista nel ricoprire ruoli e personaggi diversi.
Ed è proprio del teatro
del settecento e dell’ottocento che approfondirò gli aspetti tecnici sviluppati
nei secoli e che alcuni, ancor oggi utilizzati. Nel novecento, il teatro
diventa futurista eliminando o trasgredendo i principi basilari dei secoli
passati. L’attore infatti non è più la principale figura, ma il regista, questa
nuova professione che è cardine dello spettacolo.
Colui che con sapienza
esprime una sua visione o una sua interpretazione di un testo o di un opera e
la realizza coordinando attori e tecnici. Nel novecento grazie forse
all’intelligenza al servizio del cuore ogni forma ed ogni pensiero vengono
ampliati, sperimentati e resi liberi di esprimersi.
L’affascinante mondo magico
dello spettacolo rende reale ogni finzione, ogni fantasia si voglia “far
Federe” al di là delle apparenze e condividere in ogni sua forma espressiva con
le varie tipologie di pubblico. L’arte di comunicare artisticamente non ha più
confini né territori mantenendo intatte le culture. Il fantastico viaggio del
creare tramite elementi rende questo lavoro entusiasmante, l’espressione del proprio essere e delle
proprie conoscenze appagante al nostro animo, alla nostra creatività ed al
nostro essere.
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